Il burattinaio (Imerio Mariotto)
Questa è la tua vita,
questo è il tuo bel mondo:
un amico e tanti burattini
che ti fanno compagnia.
Poco da mangiare,
rospi da ingoiare,
ma ti ci trovi bene
per te il mondo
è tutto e solo lì.
Sognavi una ragazza
che ti avesse amato,
come Colombina
che rivive fra le mani tue.
Ora stai piangendo
forse stai ridendo,
nelle tue commedie
cerchi la felicità.
Arrivano i bambini,
amici di Arlecchino.
Tu li conosci tutti
e nei tuoi occhi
scorgo un velo di tristezza.
Rivedi quel bambino
che non hai mai avuto,
ma che sempre hai sognato
e che la vita ti ha negato.
Ora stai piangendo,
forse stai ridendo,
ma non ha importanza
la tua vita è solo questa qua.
Questa è a tua vita
questo è il tuo bel mondo:
un amico e tanti burattini
sol per te...
lu la lu la lu lala...
LA FAVOLA DELLE LUMACHE
Parole e Musica di Imerio Mariotto
Non lo sapete che le lumache,
mangian lattuga con le patate
e non lo sapete che pure i leoni,
sembran feroci ma invece son buoni
rit.: Guarda un po', che semplicità, guarda un po', la bestia ci da.
E se pensate che il pesce sia scemo,
provate a pigliarlo, però senza l'amo
Provate (ad) acchiappare gli uccelli nel cielo,
ma senza un fucile e poi vedremo
Rit.: Guarda un po', che semplicità, guarda un po', la bestia ci da.
Conosco un bambino che fa ancora l'asilo e
strappa per gioco le ali alle mosche
E so di un monello alle elementari,
che brucia formiche, farfalle e cicale,
Rit.: Ma dov'è, la semplicità, tu non essere, quello là.
M'han detto di un tipo, bocciato alle medie,
che ha distrutto una scuola, comprese le sedie
Infine c'è un tizio alle superiori
che vive sfruttando, gli amici migliori
Rit.: Ma dov'è? La semplicità, tu non essere, quello là.
Ma dov'è? L'umanità, tu non essere quello là.
Mio zio (Imerio Mariotto)
Andavi a lavorare col cavallo,
partivi la mattina quando il sole
che dalle nuvole spuntava chiaro
sembrava si svegliasse sol per te.
Ed eri il più felice della terra,
avevi dato un bacio alla famiglia
e te ne andavi nei tuoi campi in fiore
l'amore per la vita era con te.
Sole sole sole sole sole,
che ti acceca,
che ti picchia sulla testa
e ti fa perdere il controllo dei tuoi nervi
sempre testi a lavorare.
Acqua neve pioggia sole,
non bisogna disperare,
forse avremo un buon raccolto,
ma c'è stata la tempesta
per adesso non si sa.
Dai, dai, su lavora,
cerca di essere più energico
altrimenti ci rimettono i tuoi figli.
Essi devono studiare
per non fare un indomani
quel che stai facendo tu, tu, tu.
Andavi a lavorare col cavallo,
sul tuo carretto un poco impantanato
e ti rivedo ancora spettinato
nel tuo paese ti sentivi un re.
andavi a lavorare col sorriso
di che è convinto che il suo paradiso
sia quello che guadagna onestamente
avendo il rispetto della gente.
rit.:...
Andavi a lavorare col cavallo
lungo i sentieri dei tuoi campi in fiore,
non senti come odorano le viole.....
...dimenticavo che non ci sei più....
Andavi a lavorare col cavallo,
partivi la mattina quando il sole
che già dall'alba blu si allontanava
credevi si svegliasse sol per te....
fischio...
Me Mama (Imerio Mariotto)
A ti, mi dedico a ti, questa canzone
fata, de tanti ricordi e de poche parole,
a ti, che te si sta, tri quarti de vita
a ti che te me insegnà, tutto quello che sono io.
A ti mi dedico a ti, queste parole
fate de sole e de vento e de tanti ricordi,
a ti, che fra una sberla e una caressa
a ti, che te me insegna, la belessa
de volerse bèn, a ti.
El compiuter (Imerio Mariotto)
Prologo:
Volea troarme na morosa e par far vedar
che son tecnologico anca
mi go troà n'agensia coi compiuter.
-Vuto trovar na bela ragasa bionda, oci celesti, slancià e piena de schei?
-Sì sì, mi voi proprio chela lì!
-Dame i to dati...
Alora go dato i me dati... i le infilè nela boca del compiuter e l'è
venua fora la scheda gemela. Me son corto che anca i compiuter i pol
sbaiar!...
Noemi Colpo
Me son dato ala modernità
par trovarme la morosa
e con l'aiuto den compiuter
l'ho sposada ... poro mì!
La gà otanta carnevai
e tri quatro denti in boca,
non parlemo dei cavei...
l'è pelada più de mì.
La gà un ocio sifolin
e le recie da can lupo,
la gà el naso pien de vin,
ma però la me vol ben.
La gà otanta carnevai
e gnanca un pel de conto in banca,
mi no so cossa ghe manca
par far Dracula nei film.
i m'ha dito ala agensia
che lè na dona intielligiente,
ma mi no me ne frega niente,
mi la voi invelenar!
Alora gò dito a quei dela agensia:
"...è, butei, deme indrio tuti i me schei,
mì, stà vecia imbalonada, no la voio proprio miga".
E savio cossa i mà risposto...? I ma dito:
"... po' darsi che ghe sia stado anca un eror,
ma che in fondo, dopo tutto quel che conta l'è l'amor,
é si! E l'è question de intendimento, de lasarghe
tempo al tempo, desso o dopo
vedaremo
Certo che mi so stà un bel semo
e se sposarse lè un bidon
mi so stà anca un bel.....disemo: furbon!
La gà otanta carnevai
e più rughe de l'Arena.
Fra ela el ponte de la Piera
mi no so sa tor su.
La gà otanta carnevai...
fiol dun can de chel compiuter
là sbagliado nel contar
el mà fregado nel amor.
Se volì ve do un consiglio:
no stè fidarve mai de niente,
de le bestie,
de la sente,
e fideve manco ancora
de quei fioi de la malora
fati tuti de lamiere,
de vidine,
de buloni,
queli che i ciama i "Serveloni".
Mama mia che ciacoloni!
I fa i discorsi tuti a busi,
tante volte i ghè indovina,
ma se qualche volta i sbaglia....
"Adio fighi, adio Italia!"
Quando allora (Imerio Mariotto)
Quando bevi l'acqua di un rubinetto,
e senti nella mano il gusto del lavoro,
quando ti ritrovi solo alla finestra a guardare
il sole che muore e poi rinasce
Quando vorresti essere un animale che non
disdegna la pietà della gente
quando ti accorgi che i tuoi compagni di viaggio ti deridono
Quando il riflesso della luna nei canali, non ti interessa più.
Rit.: Allora vuol dire che è finito l'amore, allora, allora vuol dire
che l'amore, non c'è più, per te,
e allora, allora vuol dire, che sei rimasto solo
allora, allora vuol dire, che l'amore, non c'è più.
Quando ti senti gli occhi pieni di tristezza e non vuoi piangere,
quando vorresti ridiventare bambino per una carezza,
quando ti accorgi di essere un uomo, anzi tutto e solo un uomo,
quando l'allegria che ti era amica si è trasformata in noia,
Quando il riflesso della luna nei canali, non ti interessa più.
Rit.: Allora vuol dire che è finito l'amore, allora, allora vuol dire
che l'amore, non c'è più, per te,
e allora, allora vuol dire, che sei rimasto solo
allora, allora vuol dire, che l'amore, non c'è più. Più. più.
La medicina
Ah! La medicina,
che con una polverina
ti risolve tutti i guai!
Ah! La medicina
che con una pillolina
ti risana dai tuoi guai!
Ah! Mio caro Ippocrate
i tuoi sonni son guardati
da discepoli d'onor,
che han giurato per la vita
di lenir l'uman dolor!
Quando ti senti un dolore,
non sai cosa fare,
che pesci pigliare,
che cosa pensare,
che cosa fai?
Vado dal dottore!
Quando poi senti la pancia
che brontola un poco
facendo "glu", "glu",
e il dubbio ti assale
che il pesce mangiato
sia un po' avvelenato,
tu cosa fai?
Vado dal dottore!
Quando senti il cuore
che fatica a pompare
minaccia l'infarto,
perché con gli amici
hai fatto bisboccia,
e sei sul lavoro,
al capo reparto
cos'è che dirai?
"Vado dal dottore!"
E il buon dottore ti aspetta,
ti guarda,
ti palpa,
ti ausculta,
ti sfiora un pochino,
ti da la ricetta,
e tu lo ringrazi,
lo riverisci,
gli dai la mancetta...a chi?
al buon dottore!
..."Pronto? Dottore?
Mi sento un po' male!
C'è lì troppa gente
nel suo ambulatorio:
cinquanta persone!
che aspettano in piedi!
Lei mi capisce
un pochino ciascuno
ci voglion due mesi...
Ah! No? Come dice?
han tutti la mutua
e fra un paio d'ore
mi può visitare!
Ma sì a pagamento!
Capisco dottore
lo so ch'è normale.
...è permesso dottore,
son quello di prima...
come dice?
Mi devo spogliare?
è lì sulla destra
più in basso,
ancora un pochino,
ancora più in giù...
Ahi! Ahi! Che male!
Ma no!
Son dieci anni
che ho smesso col fumo,
per bere non bevo,
nemmeno un goccetto,
di vizi ne ho pochi,
col sesso son desto,
sarò forte dottore..."
E in tanto mi vesto...
..."La sua è una forma strana
di duodenite contorta
che trova riscontro
in una ipersensibilità atonica...
se fossi in lei non mi preoccuperei,
ma siccome in lei non sono
mi preoccupo ancora di meno!
Al più, al più,
lei signore potrebbe anche impazzire,
ma dai via,
così si fa per dire.
Vada pure tranquillo
mio caro signore,
son trecento con iva
e un augurio del cuore.
Questa è la ricetta da rispettare:
né fumo, né vino,
poco mangiare,
due volte la sera
e tre la mattina
di sulfometostipiridazina.
Alterni le dosi
al clitiniobromuro
aggiunga il fietilbarbiturato
e completi la cura
con qualche iniezione
di dimietilpiramidozone!"
Ah! La medicina,
che con una polverina
ti risolve tutti i guai!
Ah! La medicina
che con una pillolina
ti risana dai tuoi guai!
Tutti i guai!
Ah! Mio caro Ippocrate
i tuoi sonni son guardati
da discepoli d'onor,
che han giurato per la vita
di lenir l'uman dolor!
Quando il dolore
persiste
e sei più triste
perché la fiducia
nella medicina
ti sta abbandonando
e drasticamente
ti imponi l'appello
tu dove vai?
Vado all'ospedale!
..."signor infermiere,
ma che modi son questi,
son più di tre giorni
che voglio parlare
con la caposala
o almeno un dottore
perché in corridoio, io,
non ci voglio più stare!
Capisco la crisi
che incombe ed impazza,
ma questa corsia
mi sembra una piazza."
Che strano fermento,
qualcosa si avvera,
è il primario che arriva
alle cinque di sera.
...il profe è già entrato
e degna di uno sguardo
qualche malato...
che tipo elegante,
sicuro... che strano
ha una marcia in più
dell'essere umano!
E i suoi discepoli,
che zoccoloni,
e che modi compiti,
che trepidazioni,
che lotte,
che spinte,
ti imponi l'appello
dov'è che vai tu?
Vado all'ospedale.
Quando hai fatto la domanda
e l'hai rispedita con raccomandata
perché quella di prima
mica era arrivata...
così almeno hanno detto...
Vado all'ospedale.
E tu aspetti e speri
finché il telefono trilla
e tu pronto rispondi...
..."Sì, sì sono io,
come è un mese che attendo
e se in cinque minuti
non vengo
ci son per il posto
altre mille domande...!?"
Ma che ospedale!
Allora di corsa
presenti i tuoi documenti
e ti senti obbligato
per tanta premura
di offrir sottobanco
un po' di contante,
per la garanzia di...
entrare in corsia.
Nell'ospedale
per stare al bel fianco
di questo Cagliostro
dal camice bianco.
Ecco si sono fermati
ai piè del mio letto,
che faccio, saluto
oppure fischietto?
Si fanno le ossa
palpando la gente,
queste cose si sanno,
ma facciam finta di niente.
Mi arrischio di chiedere
una delucidazione,
ma col giusto equilibrio,
al professorone.
E mi sento rispondere
con tono gaudente
che... di medicina io,
non capisco un bel niente!
..."Oh! Caro 39 come va?
Vedrà domattina la operiamo,
vero ragazzi?
La opero io
e la medicina per lei
sarà come una seconda mamma,
e siccome la opero io,
sarà il secondo papà!
Portatelo in sala
ad un quarto alle otto,
che io sarò di ritorno
dal ricevimento offerto dal sindaco
al ministro Falcotto...
Ma scusate ragazzi
è un dozzinante?
No?
E allora che stiamo a parlare?
Che c'entro io coi pazienti comuni,
è compito suo dottor Sbaglierini!..."
Ah! La medicina
che con una forbicina
ti recide tutti i guai!
Tutti i guai.
Ah! Mio caro Ippocrate
i tuoi sonni son guardati
da discepoli d'onor,
che han giurato per la vita
di lenir l'uman dolor!
O no?
Il mio funerale
Politici falliti,
ma che abbiano capito
i colori della vita
non tanto del partito
e preti antirazzisti
magari un po' svitati
che sappian che vuol dire
il viver da sposati
e tanti tanti bimbi
raccolti ai parchi giochi
guardare stupefatti
il cavallo del mio cocchio
e tutti gli animali
bocciati dal progresso
costretti a suicidarsi
perché non c'è lo spazio
e tanti burattini
con farse strampalate
che strappino agli ingenui
un fiume di risate.
Tutto questo
per il mio funerale.
E su cavallo a festa
seduti i figli miei
per una volta ancora
vestiti da caw-boys
donare tutt'intorno
quel poco che mi resta.
Gli avanzi e rimasugli
di povere illusioni,
e in testa a questa schiera
gli amici suonatori
stonando bell'apposta
tutte le mie canzoni
cambiandone un po' il ritmo
per rendere più allegre
tutte le mie tristezze,
tutte le mie beghe.
Per render digeribili
anche le mie amarezze
per regalare un'ora d'amore
e d'allegria.
Tutto questo
per il mio funerale
Ed anche e bandiere
di tutte le nazioni
servire da tovaglie
per tanti ubriaconi.
Trattati di diritto
e di filosofia
e tutta la roba seria
più seria che ci sia
servire da sostegno
a tavoli imbanditi
con tante cose buone
con vino e con canditi,
e ancora tanti bimbi
e vecchi d'osteria
e canti di montagna
e grida d'euforia,
sperando di rifare
la festa un'altra volta
qualora si involasse
un altro di questa sorta.
Tutto questo
per il mio funerale
E non discorsi ipocriti...
"è morto un gran brav'uomo!"
A chi lo si vuol far credere
tanto non lo sono.
Un poco come tanti
che vanno all'al di là,
banditi e lazzeroni
quand'erano di qua.
Non voglio la patente
di onesto e laborioso
neppure quella insulsa
di artista o di studioso,
si dica chiaramente
durante l'omelia:
"Poteva far di meglio
prima di andare via!"
Tutto questo
per il mio funerale.
E un ultimo favore:
portatemi in un prato
alla fine del mio giorno,
quando sarà arrivato.
Lasciatemi la notte
rivolto a viso in su
per stare a contemplare
quel che non vedo più,
gettando alle mie spalle
un mare di problemi,
le mode del momento,
i colori e i tanti schemi.
Sia la testimonianza
di chi non è vissuto per i soldi
o per l'onore
per i preti
e per il partito
sia pur con le miserie
e le mie debolezze,
ma mai considerate
ipocrite fortezze.
Tutto questo
per il mio funerale.
Che bruta
Che bruta che te sì!
Che bruta che te sì!
Mama mia che bruta!
No so sa te faré,
se te me sposarè,
mama mia che bruta,
non stame più secar
no sta telefonar,
par una pasta suta!
-"Pronto?
Elo lu sior Imerio?
Buonasera, son la siora Pina,
la mama dela Teresina,
come stalo sior Imerio?
Ben? Ah son tanto contenta!
El senta sior Imerio,
mi e la me Teresina
avaressimo butado so un piatin
de pastasuta in più...
e saressino tanto contente se lu
el vegnesse a tegnerne compagnia.
Ma dai, sior Imerio, andemo,
quando telefono mi, lu l'è sempre impegnado.
El senta sior Imerio,
quando l'avrà finido de magnar
el piatin de pastasuta
la mando via mi, promesso...
...Sì? El ga dito de sì, Teresina,
corri stupida,
va a metter su la tovaia a fiori
che el ga dito de sì.
Buona sera sior Imerio
buona sera.
Che bruta che te sì!
Che bruta che te sì!
Mama mia che bruta!
Che facia che te ghè, che oci che te ghè,
mama mia che bruta!
No so sa te faré,
se te me sposarè par una pasta suta!
-"Un altro gioseto sior Imerio?
Ma dai cossa vorlo che ghe fassa
un altro giosetto de vin,
con tutto quello che el ga magnado stasera...
Oddio no l'è par farghe i conti sarlo,
sior Imerio,
si fa così per dire,
si sa che un giosetto de vin giuta a digerire...
eh però non bisogna mai esagerare...
ghe lo aveva dito el dotor al poro sior Carlo,
buonanima,
...la to parte de vin
te te la si bevuda
e te scominsià anca quela dei altri...
E lu el ga avù un aumento
de polistirolo nel sangue,
povareto,
el fegato el gà tirado un cioco:
sì l'è stà un ataco improviso de salmovinosi.
Adesso la me Teresina
la va a torghe el plaid,
corri stupida,
e lu el se mete qua sul divaneto,
morbido e soffice,
col plaid sula pansina,
el fa un riposino e dopo...
promesso, o mando via mi,
sior Imerio...
Che bruta che te sì!
Che bruta che te sì!
Mama mia che bruta!
Che facia che te ghè!
che naso che te ghè!
mama mia che bruta!
No so sa te faré,
se te me sposarè par una pasta suta!?
Aaahh!... el me scusa sior Imerio,
salo noialtri vecioti a una certa ora
ne vien sono,
ma non no, sior Imerio,
ma dai andemo,
dove vorlo andar,
no sentelo el vento che sofia,
e qua sul divaneto sofice e morbido...
Adeso la me Teresina
la va a farghe el cafè,
cori stupida,
lu sta qua,
se beve el cafè,
mi me ritiro nele stanse di sopra,
si vado a dormir,
e ghe dirò de più...
mi quando dormo roncheso...
lu fa quatro ciacole co la me Teresina,
ma no se preocupa sior Imerio
de sora no se sente gnente.
Noaltre semo tanto contente
quando el vien a trovarne,
mi e la me Teresina,
che l'è tanto na bona tosa, poareta,
e quando la parla de lu
ghe slusega sempre i oceti.
Ma lu...sior Imerio..
galo mai pensà...
odio no vorìa parer indiscreta,
in fondo in fondo
l'età el ghe l'avarea,
ma no voi dir gnente...
mi la saludo siuor Imerio
e si ricordi che qui
lu,
lei è sempre il benvenuto."
Che bruta che te sì!
Che bruta che te sì!
Mama mia che bruta!
Che facia che te ghè!
che naso che te ghè!
mama mia che bruta!
No so sa te faré,
se te me sposarè
mama mia che bruta!
no stame più secar,
no stà telefonar
par una pastasuta!
Però
senti senti come se sta ben
su stò divaneto morbido e sofice,
senti senti che pace e che silensio,
che belo che sarea averghe na fameieta,
odio,
che sia perché ho beudo quatro goti...
ho capio mi el sugheto dela vecia...
quà bisogna che staga atento parché
le robe no le vedo mia così brute
quando ho beudo,
ansi le vedo tinte di rosa,
e riscio de far la fine
de Napoleon a Mosecane!
Anca se in fondo sarea belo averghe na fameieta...
ma no co la Teresina,
che l'è oribile...
eccola che l'ariva col cafè...
canaia, l'à sa messo le cotoline curte...
però che bele gambete che la gà...
"No no Teresina grazie, gnente sucaro nel cafè..."
però forse più che bruta l'è un tipo,
eco cosa l'è,
un tipo,
e un tipo no l'è belo né bruto!
"Grasie, gnente graspa nel cafè, schersito,,
con quel che go bevudo stasera,
va a finir che me imbriago
e se me imbriago mi..."
..."Se te te imbriaghi ti...?"
La me fa
con un tono leggermente provocatorio...
Se me imbriago mì,
a dirla qua fra de noialtri,
me vien sono,
ma mai più ghe fo un discorso del genere,
ela in fondo,
bela o bruta,
l'è sempre na dona,
e mi son el maschio latino,
i mà insegnado a scola,
e alora bisogna che trovo una frase
par farghe ciapar paura...
e ghe digo...
"Se me imbriago mi...
non son più paron de le mie asioni!"
E quela,
invese de ciapar paura
la me fa de rimando...
"E alora?!"
Alora?
Alora te vol la guera!
A mi che go na sensibilità
che sento na lumaga sinquanta metri soto tera,
a mi che son un maschio latino
che qua ghe el divaneto morbido e sofice,
fora el vento che tira,
el plaid caldo sula pansina,
la vecia che l'è in leto che la ronchesa,
ti che no te sì ne bela ne bruta,
ma te si un tipo...
Che bruta che te si!
Che bruta che te sì!
Mama mia che bruta!
L'è sta diese ani fa
che ti te me fregà
par na pastasuta!!!
Ladri di sole
Mi hanno fatto un palazzo
sulla porta di casa,
mi hanno nascosto la luce
il respiro del cielo
e mi hanno detto: "Va ben!".
Ricordo i tuoi occhi
ricordo le cose,
ricordo gli uccelli
ricordo le rose
che vedevo da qui...
Mi avete rubato
i raggi del sole,
mi avete nascosto
i colori del cielo,
mi avete inquinato
anche l'acqua che bevo,
mi avete venduto
le tinte dei mari,
mi avete obbligato
a non più sognare
mi avete ridotto
a odiare la gente.
Ma che strana la vita,
c'è chi tira la rete
le prigioni sono piene
voi però non ci siete!
Ladri,
ladri di sole,
ladri,
siete ladri d'amore!
Le vostre rapine
le chiamate progresso,
ma avete rubato
le cose più belle:
la luna, le stelle,
l'onesta innocenza,
la semplicità.
Mi avete insegnato
che gli ebrei sono bestie,
che i cinesi sono gente
da starci alla larga,
gli africani ed i negri
sono razze inferiori
e in noi solamente
si rispecchia la storia.
Mi avete insegnato
a fare a guerra,
me lo avete spiegato
come cosa normale,
uccidere gente,
che non c'entra un bel niente,
con le vostre opinioni
con le vostre ambizioni.
Ladri,
ladri di sole,
ladri,
siete ladri d'amore!
Le vostre rapine
le chiamate progresso,
ma avete rubato
le cose più belle:
la luna,
le stelle,
l'onesta innocenza,
la semplicità!
Mi avete rubato
un tramonto sereno
e l'amor quello vero
che ormai non ho più!
Mi avete offuscato
pure gli occhi sereni,
il limpido sguardo
di chi non ha colpe.
Lo spingete lontano
con le vostre lusinghe,
sto parlando di un bimbo,
di mio figlio
e di altri.
Me lo state rubando
con i vostri discorsi
di benessere e pace
di un mondo migliore,
voi che avete vestito
la natura di morte
distruggendo i valori
di cui prima vivevo.
Ladri,
ladri di sole,
ladri,
siete ladri d'amore!
Le vostre rapine
le chiamate progresso,
ma avete rubato
le cose più belle!
L'amore di un bimbo,
l'onesta innocenza,
la semplicità!
Mi avete rubato
i raggi del sole,
mi avete nascosto
i colori del cielo,
senza luce la vita
non esiste,
è finita...
Siamo all'ultimo atto
chissà chissà...