imerio mariotto a casa dell' amico guido buttura



Nino pozzo burattinaio nato in piazza cittadella a verona nel 1903


Il burattinaio (Imerio Mariotto)

 

Questa è la tua vita,

questo è il tuo bel mondo:

un amico e tanti burattini

che ti fanno compagnia.

Poco da mangiare,

rospi da ingoiare,

ma ti ci trovi bene

per te il mondo

è tutto e solo lì.

Sognavi una ragazza

che ti avesse amato,

come Colombina

che rivive fra le mani tue.

Ora stai piangendo

forse stai ridendo,

nelle tue commedie

cerchi la felicità.

 

Arrivano i bambini,

amici di Arlecchino.

Tu li conosci tutti

e nei tuoi occhi

scorgo un velo di tristezza.

Rivedi quel bambino

che non hai mai avuto,

ma che sempre hai sognato

e che la vita ti ha negato.

 

Ora stai piangendo,

forse stai ridendo,

ma non ha importanza

la tua vita è solo questa qua.

Questa è a tua vita

questo è il tuo bel mondo:

un amico e tanti burattini

sol per te...

lu la lu la lu lala...


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Il Burattinaio
Canzone dedicata al burattinaio Nino Pozzo, fondatore del "Teatro Mondo Piccino"
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La mostra
Ecco il testo scritto a macchina dal cantautore Imerio Mariotto.
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la favola delle lumache, introduzione



LA FAVOLA DELLE LUMACHE

Parole e Musica di Imerio Mariotto

 

Non lo sapete che le lumache,

mangian lattuga con le patate

e non lo sapete che pure i leoni,

sembran feroci ma invece son buoni

 

rit.: Guarda un po', che semplicità, guarda un po', la bestia ci da.

 

E se pensate che il pesce sia scemo,

provate a pigliarlo, però senza l'amo

Provate (ad) acchiappare gli uccelli nel cielo,

ma senza un fucile e poi vedremo

 

Rit.: Guarda un po', che semplicità, guarda un po', la bestia ci da.

 

Conosco un bambino che fa ancora l'asilo e

strappa per gioco le ali alle mosche

E so di un monello alle elementari,

che brucia formiche, farfalle e cicale,

 

Rit.: Ma dov'è, la semplicità, tu non essere, quello là.

 

M'han detto di un tipo, bocciato alle medie,

che ha distrutto una scuola, comprese le sedie

Infine c'è un tizio alle superiori

che vive sfruttando, gli amici migliori

 

Rit.: Ma dov'è? La semplicità, tu non essere, quello là.

 

Ma dov'è? L'umanità, tu non essere quello là.


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La favola delle lumache
Canzone didattica educativa dedicata ai quattro ordini di scuola (allora: asilo, elementari, medie e superiori)
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Mio zio (Imerio Mariotto)

 

Andavi a lavorare col cavallo,

partivi la mattina quando il sole

che dalle nuvole spuntava chiaro

sembrava si svegliasse sol per te.

Ed eri il più felice della terra,

avevi dato un bacio alla famiglia

e te ne andavi nei tuoi campi in fiore

l'amore per la vita era con te.

 

Sole sole sole sole sole,

che ti acceca,

che ti picchia sulla testa

e ti fa perdere il controllo dei tuoi nervi

sempre testi a lavorare.

 

Acqua neve pioggia sole,

non bisogna disperare,

forse avremo un buon raccolto,

ma c'è stata la tempesta

per adesso non si sa.

 

Dai, dai, su lavora,

cerca di essere più energico

altrimenti ci rimettono i tuoi figli.

Essi devono studiare

per non fare un indomani

quel che stai facendo tu, tu, tu.

 

Andavi a lavorare col cavallo,

sul tuo carretto un poco impantanato

e ti rivedo ancora spettinato 

nel tuo paese ti sentivi un re.

 

andavi a lavorare col sorriso

di che è convinto che il suo paradiso

sia quello che guadagna onestamente

avendo il rispetto della gente.

 

rit.:...

 

Andavi a lavorare col cavallo

lungo i sentieri dei tuoi campi in fiore,

non senti come odorano le viole.....

...dimenticavo che non ci sei più....

 

Andavi a lavorare col cavallo,

partivi la mattina quando il sole

che già dall'alba blu si allontanava

credevi si svegliasse sol per te....

fischio...


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Mio Zio
Canzone in stile popolare dedicata ad un tempo ormai perduto
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Me Mama (Imerio Mariotto)

 

A ti, mi dedico a ti, questa canzone

fata, de tanti ricordi e de poche parole,

 

a ti, che te si sta, tri quarti de vita

a ti che te me insegnà, tutto quello che sono io.

 

 

A ti mi dedico a ti, queste parole

fate de sole e de vento e de tanti ricordi,

 

a ti, che fra una sberla e una caressa

a ti, che te me insegna, la belessa

de volerse bèn, a ti.

 

 


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Me Mama
Canzone commovente dedicata alla mamma di Imerio Mariotto
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El compiuter (Imerio Mariotto)

Prologo:

 

Volea troarme na morosa e par far vedar che son tecnologico anca
mi go troà n'agensia coi compiuter.
-Vuto trovar na bela ragasa bionda, oci celesti, slancià e piena de schei?
-Sì sì, mi voi proprio chela lì!
-Dame i to dati...
Alora go dato i me dati... i le infilè nela boca del compiuter e l'è
venua fora la scheda gemela. Me son corto che anca i compiuter i pol
sbaiar!...
Noemi Colpo

 

Me son dato ala modernità

par trovarme la morosa

e con l'aiuto den compiuter

l'ho sposada ... poro mì!

 

La gà otanta carnevai

e tri quatro denti in boca,

non parlemo dei cavei...

l'è pelada più de mì.

 

La gà un ocio sifolin

e le recie da can lupo,

la gà el naso pien de vin,

ma però la me vol ben.

 

La gà otanta carnevai

e gnanca un pel de conto in banca,

mi no so cossa ghe manca

par far Dracula nei film.

 

i m'ha dito ala agensia

che lè na dona intielligiente,

ma mi no me ne frega niente,

mi la voi invelenar!

 

Alora gò dito a quei dela agensia:

"...è, butei, deme indrio tuti i me schei,

mì, stà vecia imbalonada, no la voio proprio miga".

 

E savio cossa i mà risposto...? I ma dito:

"... po' darsi che ghe sia stado anca un eror,

ma che in fondo, dopo tutto quel che conta l'è l'amor, 

é si! E l'è question de intendimento, de lasarghe

tempo al tempo, desso o dopo

 vedaremo

 

Certo che mi so stà un bel semo

e se sposarse lè un bidon

mi so stà anca un bel.....disemo: furbon!

 

La gà otanta carnevai

e più rughe de l'Arena.

Fra ela el ponte de la Piera

mi no so sa tor su.

 

La gà otanta carnevai...

fiol dun can de chel compiuter

là sbagliado nel contar

el mà fregado nel amor.

 

Se volì ve do un consiglio:

no stè fidarve mai de niente,

de le bestie,

de la sente,

e fideve manco ancora

de quei fioi de la malora

fati tuti de lamiere,

de vidine,

de buloni,

queli che i ciama i "Serveloni".

Mama mia che ciacoloni!

I fa i discorsi tuti a busi,

tante volte i ghè indovina,

ma se qualche volta i sbaglia....

"Adio fighi, adio Italia!"

 

 

 


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El Compiuter
Ironica canzone sul fatto che anche i computer possono sbagliare...
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Quando allora (Imerio Mariotto)

 

Quando bevi l'acqua di un rubinetto,

e senti nella mano il gusto del lavoro,

quando ti ritrovi solo alla finestra a guardare

il sole che muore e poi rinasce

 

Quando vorresti essere un animale che non

disdegna la pietà della gente

quando ti accorgi che i tuoi compagni di viaggio ti deridono

 

Quando il riflesso della luna nei canali, non ti interessa più.

 

Rit.: Allora vuol dire che è finito l'amore, allora, allora vuol dire

che l'amore, non c'è più, per te,

e allora, allora vuol dire, che sei rimasto solo

allora, allora vuol dire, che l'amore, non c'è più.

 

Quando ti senti gli occhi pieni di tristezza e non vuoi piangere,

quando vorresti ridiventare bambino per una carezza,

quando ti accorgi di essere un uomo, anzi tutto e solo un uomo,

quando l'allegria che ti era amica si è trasformata in noia,

 

Quando il riflesso della luna nei canali, non ti interessa più.

 

Rit.: Allora vuol dire che è finito l'amore, allora, allora vuol dire

che l'amore, non c'è più, per te,

e allora, allora vuol dire, che sei rimasto solo

allora, allora vuol dire, che l'amore, non c'è più. Più. più.


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Quando allora
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la medicina (Imerio Mariotto)


La medicina

 

Ah! La medicina,

che con una polverina

ti risolve tutti i guai!

Ah! La medicina

che con una pillolina

ti risana dai tuoi guai!

 

Ah! Mio caro Ippocrate

i tuoi sonni son guardati

da discepoli d'onor,

che han giurato per la vita

di lenir l'uman dolor!

 

Quando ti senti un dolore,

non sai cosa fare, 

che pesci pigliare,

che cosa pensare,

che cosa fai?

Vado dal dottore!

 

Quando poi senti la pancia

che brontola un poco

facendo "glu", "glu",

e il dubbio ti assale 

che il pesce mangiato

sia un po' avvelenato,

tu cosa fai?

Vado dal dottore!

 

Quando senti il cuore

che fatica a pompare

minaccia l'infarto,

perché con gli amici

hai fatto bisboccia,

e sei sul lavoro,

al capo reparto

cos'è che dirai?

"Vado dal dottore!"

 

E il buon dottore ti aspetta,

ti guarda,

ti palpa,

ti ausculta,

ti sfiora un pochino,

ti da la ricetta,

e tu lo ringrazi,

lo riverisci,

gli dai la mancetta...a chi?

al buon dottore!

 

..."Pronto? Dottore?

Mi sento un po' male!

C'è lì troppa gente

nel suo ambulatorio:

cinquanta persone!

che aspettano in piedi!

Lei mi capisce

un pochino ciascuno

ci voglion due mesi...

Ah! No? Come dice?

han tutti la mutua

e fra un paio d'ore

mi può visitare!

Ma sì a pagamento!

Capisco dottore

lo so ch'è normale.

 

...è permesso dottore,

son quello di prima...

come dice?

Mi devo spogliare?

è lì sulla destra

più in basso,

ancora un pochino,

ancora più in giù...

Ahi! Ahi! Che male!

Ma no!

Son dieci anni

che ho smesso col fumo,

per bere non bevo,

nemmeno un goccetto,

di vizi ne ho pochi,

col sesso son desto,

sarò forte dottore..."

E in tanto mi vesto...

 

..."La sua è una forma strana

di duodenite contorta

che trova riscontro

in una ipersensibilità atonica...

se fossi in lei non mi preoccuperei,

ma siccome in lei non sono

mi preoccupo ancora di meno!

Al più, al più,

lei signore potrebbe anche impazzire,

ma dai via,

così si fa per dire.

Vada pure tranquillo

mio caro signore,

son trecento con iva

e un augurio del cuore.

Questa è la ricetta da rispettare:

né fumo, né vino,

poco mangiare,

due volte la sera

e tre la mattina

di sulfometostipiridazina.

Alterni le dosi

al clitiniobromuro

aggiunga il fietilbarbiturato

e completi la cura

con qualche iniezione

di dimietilpiramidozone!"

 

Ah! La medicina,

che con una polverina

ti risolve tutti i guai!

Ah! La medicina

che con una pillolina

ti risana dai tuoi guai!

Tutti i guai!

 

Ah! Mio caro Ippocrate

i tuoi sonni son guardati

da discepoli d'onor,

che han giurato per la vita

di lenir l'uman dolor!

 

Quando il dolore

persiste

e sei più triste

perché la fiducia

nella medicina

ti sta abbandonando

e drasticamente

ti imponi l'appello

tu dove vai?

 Vado all'ospedale!

 

..."signor infermiere,

ma che modi son questi,

son più di tre giorni

che voglio parlare

con la caposala

o almeno un dottore

perché in corridoio, io,

non ci voglio più stare!

Capisco la crisi

che incombe ed impazza,

ma questa corsia

mi sembra una piazza."

 

Che strano fermento,

qualcosa si avvera,

è il primario che arriva

alle cinque di sera.

...il profe è già entrato

e degna di uno sguardo

qualche malato...

che tipo elegante,

sicuro... che strano

ha una marcia in più 

dell'essere umano!

E i suoi discepoli,

che zoccoloni,

e che modi compiti,

che trepidazioni,

che lotte,

che spinte,

ti imponi l'appello

dov'è che vai tu?

 

Vado all'ospedale.

 

Quando hai fatto la domanda

e l'hai rispedita con raccomandata

perché quella di prima

mica era arrivata...

così almeno hanno detto...

 

Vado all'ospedale.

 

E tu aspetti e speri

finché il telefono trilla

e tu pronto rispondi...

..."Sì, sì sono io,

come è un mese che attendo

e se in cinque minuti

non vengo

ci son per il posto

altre mille domande...!?"

 

Ma che ospedale!

 

Allora di corsa

presenti i tuoi documenti

e ti senti obbligato

per tanta premura

di offrir sottobanco

un po' di contante,

per la garanzia di...

entrare in corsia.

 

Nell'ospedale

per stare al bel fianco

di questo Cagliostro

dal camice bianco.

Ecco si sono fermati 

ai piè del mio letto,

che faccio, saluto

oppure fischietto?

Si fanno le ossa 

palpando la gente,

queste cose si sanno,

ma facciam finta di niente.

Mi arrischio di chiedere

una delucidazione,

ma col giusto equilibrio,

al professorone.

E mi sento rispondere

con tono gaudente

che... di medicina io,

non capisco un bel niente!

 

..."Oh! Caro 39 come va?

Vedrà domattina la operiamo,

vero ragazzi?

La opero io

e la medicina per lei

sarà come una seconda mamma,

e siccome la opero io, 

sarà il secondo papà!

Portatelo in sala

ad un quarto alle otto,

che io sarò di ritorno

dal ricevimento offerto dal sindaco

al ministro Falcotto...

 

Ma scusate ragazzi

è un dozzinante?

No?

E allora che stiamo a parlare?

Che c'entro io coi pazienti comuni,

è compito suo dottor Sbaglierini!..."

 

Ah! La medicina

che con una forbicina

ti recide tutti i guai!

Tutti i guai.

Ah! Mio caro Ippocrate

i tuoi sonni son guardati

da discepoli d'onor,

che han giurato per la vita

di lenir l'uman dolor!

 

O no?


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me nono (imerio mariotto)


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me pare (Imerio Mariotto)


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PER il mio funerale (Imerio Mariotto)



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Il mio funerale

 

Politici falliti,

ma che abbiano capito

i colori della vita

non tanto del partito

e preti antirazzisti

magari un po' svitati

che sappian che vuol dire

il viver da sposati

e tanti tanti bimbi

raccolti ai parchi giochi

guardare stupefatti 

il cavallo del mio cocchio

e tutti gli animali

bocciati dal progresso

costretti a suicidarsi

perché non c'è lo spazio

e tanti burattini

con farse strampalate

che strappino agli ingenui

un fiume di risate.

 

Tutto questo

per il mio funerale.

 

E su cavallo a festa

seduti i figli miei

per una volta ancora

vestiti da caw-boys

donare tutt'intorno

quel poco che mi resta.

Gli avanzi e rimasugli

di povere illusioni,

e in testa a questa schiera

gli amici suonatori

stonando bell'apposta

tutte le mie canzoni

cambiandone un po' il ritmo

per rendere più allegre

tutte le mie tristezze,

tutte le mie beghe.

Per render digeribili

anche le mie amarezze

per regalare un'ora d'amore

e d'allegria.

 

Tutto questo

per il mio funerale

 

Ed anche e bandiere

di tutte le nazioni

servire da tovaglie

per tanti ubriaconi.

Trattati di diritto 

e di filosofia

e tutta la roba seria

più seria che ci sia

servire da sostegno

a tavoli imbanditi

con tante cose buone

con vino e con canditi,

e ancora tanti bimbi

e vecchi d'osteria

e canti di montagna

e grida d'euforia,

sperando di rifare

la festa un'altra volta

qualora si involasse

un altro di questa sorta.

 

Tutto questo 

per il mio funerale

 

E non discorsi ipocriti...

"è morto un gran brav'uomo!"

A chi lo si vuol far credere

tanto non lo sono.

Un poco come tanti

che vanno all'al di là,

banditi e lazzeroni

quand'erano di qua.

Non voglio la patente

di onesto e laborioso

neppure quella insulsa

di artista o di studioso,

si dica chiaramente

durante l'omelia:

"Poteva far di meglio

prima di andare via!"

 

Tutto questo

per il mio funerale.

 

E un ultimo favore:

portatemi in un prato

alla fine del mio giorno,

quando sarà arrivato.

Lasciatemi la notte

rivolto a viso in su

per stare a contemplare

quel che non vedo più,

gettando alle mie spalle

un mare di problemi,

le mode del momento,

i colori e i tanti schemi.

Sia la testimonianza

di chi non è vissuto per i soldi

o per l'onore

per i preti

e per il partito

sia pur con le miserie

e le mie debolezze,

ma mai considerate

ipocrite fortezze.

 

Tutto questo

per il mio funerale.

 

 


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CHE BRUTA (IMERIO MARIOTTO)


Che bruta

 

Che bruta che te sì!

Che bruta che te sì!

Mama mia che bruta!

No so sa te faré,

se te me sposarè,

mama mia che bruta,

non stame più secar

no sta telefonar,

par una pasta suta!

 

-"Pronto?

Elo lu sior Imerio?

Buonasera, son la siora Pina,

la mama dela Teresina,

come stalo sior Imerio?

Ben? Ah son tanto contenta!

El senta sior Imerio,

mi e la me Teresina

avaressimo butado so  un piatin

de pastasuta in più...

e saressino tanto contente se lu

el vegnesse a tegnerne compagnia.

Ma dai, sior Imerio, andemo,

quando telefono mi, lu l'è sempre impegnado.

El senta sior Imerio,

quando l'avrà finido de magnar

el piatin de pastasuta

la mando via mi, promesso...

...Sì? El ga dito de sì, Teresina,

corri stupida,

va a metter su la tovaia a fiori

che el ga dito de sì.

Buona sera sior Imerio

buona sera.

 

Che bruta che te sì!

Che bruta che te sì!

Mama mia che bruta!

Che facia che te ghè, che oci che te ghè,

mama mia che bruta!

No so sa te faré,

se te me sposarè par una pasta suta!

 

-"Un altro gioseto sior Imerio?

Ma dai cossa vorlo che ghe fassa

un altro giosetto de vin,

con tutto quello che el ga magnado stasera...

Oddio no l'è par farghe i conti sarlo,

sior Imerio,

si fa così per dire,

si sa che un giosetto de vin giuta a digerire...

eh però non bisogna mai esagerare...

ghe lo aveva dito el dotor al poro sior Carlo,

buonanima,

...la to parte de vin

te te la si bevuda

e te scominsià anca quela dei altri...

E lu el ga avù un aumento

de polistirolo nel sangue,

povareto,

el fegato el gà tirado un cioco:

sì l'è stà un ataco improviso de salmovinosi.

Adesso la me Teresina

la va a torghe el plaid,

corri stupida,

e lu el se mete qua sul divaneto,

morbido e soffice,

col plaid sula pansina,

el fa un riposino e dopo...

promesso, o mando via mi,

sior Imerio...

 

Che bruta che te sì!

Che bruta che te sì!

Mama mia che bruta!

Che facia che te ghè!

che naso che te ghè!

mama mia che bruta!

No so sa te faré,

se te me sposarè par una pasta suta!?

 

Aaahh!... el me scusa sior Imerio,

salo noialtri vecioti a una certa ora

ne vien sono,

ma non no, sior Imerio,

ma dai andemo,

dove vorlo andar,

no sentelo el vento che sofia,

e qua sul divaneto sofice e morbido...

Adeso la me Teresina

la va a farghe el cafè,

cori stupida,

lu sta qua,

se beve el cafè,

mi me ritiro nele stanse di sopra,

si vado a dormir,

 e ghe dirò de più...

mi quando dormo roncheso...

lu fa quatro ciacole co la me Teresina,

ma no se preocupa sior Imerio

de sora no se sente gnente.

Noaltre semo tanto contente

quando el vien a trovarne,

mi e la me Teresina,

che l'è tanto na bona tosa, poareta,

e quando la parla de lu

ghe slusega sempre i oceti.

Ma lu...sior Imerio..

galo mai pensà...

odio no vorìa parer indiscreta,

in fondo in fondo

l'età el ghe l'avarea,

ma no voi dir gnente...

mi la saludo siuor Imerio

e si ricordi che qui

lu,

lei è sempre il benvenuto."

 

Che bruta che te sì!

Che bruta che te sì!

Mama mia che bruta!

Che facia che te ghè!

che naso che te ghè!

mama mia che bruta!

No so sa te faré,

se te me sposarè 

mama mia che bruta!

no stame più secar,

no stà telefonar

par una pastasuta!

 

Però

senti senti come se sta ben

su stò divaneto morbido e sofice,

senti senti che pace e che silensio,

che belo che sarea averghe na fameieta,

odio, 

che sia perché ho beudo quatro goti...

ho capio mi el sugheto dela vecia...

quà bisogna che staga atento parché

le robe no le vedo mia così brute

quando ho beudo,

ansi le vedo tinte di rosa,

e riscio de far la fine

de Napoleon a Mosecane!

Anca se in fondo sarea belo averghe na fameieta...

ma no co la Teresina,

che l'è oribile...

eccola che l'ariva col cafè...

canaia, l'à sa messo le cotoline curte...

però che bele gambete che la gà...

"No no Teresina grazie, gnente sucaro nel cafè..."

però forse più che bruta l'è un tipo,

eco cosa l'è,

un tipo,

e un tipo no l'è belo né bruto!

"Grasie, gnente graspa nel cafè, schersito,,

con quel che go bevudo stasera,

va a finir che me imbriago

e se me imbriago mi..."

..."Se te te imbriaghi ti...?"

La me fa

con un tono leggermente provocatorio...

Se me imbriago mì,

a dirla qua fra de noialtri,

me vien sono,

ma mai più ghe fo un discorso del genere,

ela in fondo,

bela o bruta,

l'è sempre na dona,

e mi son el maschio latino,

i mà insegnado a scola,

e alora bisogna che trovo una frase

par farghe ciapar paura...

e ghe digo...

"Se me imbriago mi...

non son più paron de le mie asioni!"

E quela,

invese de ciapar paura

la me fa de rimando...

"E alora?!"

Alora?

Alora te vol la guera!

A mi che go na sensibilità

che sento na lumaga sinquanta metri soto tera,

a mi che son un maschio latino

che qua ghe el divaneto morbido e sofice,

fora el vento che tira,

el plaid caldo sula pansina,

la vecia che l'è in leto che la ronchesa,

ti che no te sì ne bela ne bruta,

ma te si un tipo...

 

 

Che bruta che te si!

Che bruta che te sì!

Mama mia che bruta!

L'è sta diese ani fa

che ti te me fregà

par na pastasuta!!!


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LADRI DI SOLE (IMERIO MARIOTTO)


Ladri di sole

 

Mi hanno fatto un palazzo

sulla porta di casa,

mi hanno nascosto la luce

il respiro del cielo

e mi hanno detto: "Va ben!".

Ricordo i tuoi occhi

ricordo le cose,

ricordo gli uccelli

ricordo le rose

che vedevo da qui...

 

Mi avete rubato

i raggi del sole,

mi avete nascosto

i colori del cielo,

mi avete inquinato

anche l'acqua che bevo,

mi avete venduto

le tinte dei mari,

mi avete obbligato

a non più sognare

mi avete ridotto

a odiare la gente.

 

Ma che strana la vita,

c'è chi tira la rete

le prigioni sono piene

voi però non ci siete!

 

Ladri,

ladri di sole,

ladri,

siete ladri d'amore!

Le vostre rapine

le chiamate progresso,

ma avete rubato

le cose più belle:

la luna, le stelle,

l'onesta innocenza,

la semplicità.

 

Mi avete insegnato

che gli ebrei sono bestie,

che i cinesi sono gente

da starci alla larga,

gli africani ed i negri

sono razze inferiori

e in noi solamente

si rispecchia la storia.

Mi avete insegnato

a fare a guerra,

me lo avete spiegato

come cosa normale,

uccidere gente,

che non c'entra un bel niente,

con le vostre opinioni

con le vostre ambizioni.

 

Ladri,

ladri di sole,

ladri,

siete ladri d'amore!

Le vostre rapine

le chiamate progresso,

ma avete rubato

le cose più belle:

la luna,

le stelle,

l'onesta innocenza,

la semplicità!

Mi avete rubato

un tramonto sereno

e l'amor quello vero

che ormai non ho più!

 

Mi avete offuscato

pure gli occhi sereni,

il limpido sguardo

di chi non ha colpe.

Lo spingete lontano

con le vostre lusinghe,

sto parlando di un bimbo,

di mio figlio

e di altri.

Me lo state rubando

con i vostri discorsi

di benessere e pace

di un mondo migliore,

voi che avete vestito

la natura di morte

distruggendo i valori

di cui prima vivevo.

 

Ladri,

ladri di sole,

ladri,

siete ladri d'amore!

Le vostre rapine

le chiamate progresso,

ma avete rubato

le cose più belle!

L'amore di un bimbo,

 

l'onesta innocenza,

la semplicità!

 

Mi avete rubato

i raggi del sole,

mi avete nascosto

i colori del cielo,

senza luce la vita

non esiste,

è finita...

Siamo all'ultimo atto

chissà chissà...


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